Vi Presento Andrew

Andrew in un campo vicino al suo alloggio. Limatola, 28 ottobre 2019. ©Pamela Kerpius

Andrew in un campo vicino al suo alloggio. Limatola, 28 ottobre 2019. ©Pamela Kerpius/Migrants of the Mediterranean

 



Vi presento Andrew.

Ha 29 anni ed è originario della Nigeria.

Per raggiungere l’Italia ha attraversato tre paesi: la Nigeria, il Niger e la Libia, il paese più pericoloso di tutti.

È partito da Edo State, in Nigeria, su un autobus nell’aprile del 2016. Così ha avuto inizio il suo viaggio che è durato circa 7 mesi.

Ha viaggiato sul bus per 18 ore, poi è salito su un’auto che l’ha portato al confine con il Niger, che era a circa 6 ore di viaggio. Al confine ha incontrato molte altre persone, non solo altri migranti in viaggio, ma anche autorità di frontiera che gli chiedevano i documenti. Non avendoli portati con sé dalla Nigeria, ha detto ai controlli che stava andando in vacanza.

È salito poi su un’altra auto con altri 8 uomini e 5 bambini. La strada su cui hanno viaggiato non era asfaltata, era una strada secondaria nel deserto che li teneva nascosti dai controlli di frontiera.

Andrew e gli altri viaggiatori hanno poi proseguito a piedi. Hanno camminato finché non hanno raggiunto un villaggio nel deserto, un breve punto di sosta dove la loro persona di riferimento in Nigeria aveva programmato che si sarebbero incontrati con altre persone. Hanno lasciato il villaggio su delle bici e hanno pedalato per 4 ore e mezza fino a quando hanno raggiunto il punto d’incontro seguente: una fermata dell’autobus.

Ha preso quel bus, l’Express, così l’ha chiamato, alle 10 di sera e ha viaggiato per 15 ore. C’erano altri migranti in viaggio con lui sull’autobus. La loro destinazione era Agadez, in Niger.

Andrew è rimasto ad Agadez per 3 giorni, in una capanna offerta da un uomo anziano, dal quale usciva di nascosto per andare a comprare il proprio cibo, come pane e riso da cucinare.  Ha detto che la polizia era ovunque nella città. Cercava migranti da arrestare e da deportare. Rimaneva solo nella capanna. Il figlio dell’uomo anziano è arrivato per prenderlo e spostarlo nel punto d’incontro seguente.

Migliaia di persone stavano aspettando in quel luogo, e tutti venivano smistati su diversi pickup. Ci sono volute un paio di ore per trovare un posto per tutti prima di partire.

Andrew ha attraversato il deserto del Sahara sul retro di un furgoncino con altre 24 persone, senza acqua. “Nessuno vuole condividere durante quel viaggio,” ha detto. Ma non avendo dell’acqua, ha barattato invece parte del cibo che era riuscito a portare con sé: del pane, del latte in polvere, del tè e del Garri.

Un uomo è caduto dal furgone ed è morto. L’autista si è fermato e tutti hanno cercato di aiutare quell’uomo, ma alla fine, un secondo autista ha preso la pistola e lo ha ucciso. Andrew e gli altri non sono riusciti a seppellirlo.

Molte persone hanno perso la vita…non è sicuro.


Ci sono diversi checkpoint nel deserto, dove i passeggeri venivano picchiati dai soldati e le donne venivano stuprate. C’erano circa 10 donne in viaggio sul suo stesso veicolo.

Lungo la strada ha visto i resti di incidenti stradali e di cadaveri. Gli autisti si perdono nel deserto. Alcune persone vengono lasciate indietro.

Quando hanno finito l’acqua, il suo furgone si è fermato vicino a un pozzo. Qualcuno gli ha detto che un cadavere era stato gettato lì dentro. L’acqua puzzava, ha detto, però non c’era nient’altro da bere, quindi l’hanno bevuta.

Ha impiegato 5 giorni per attraversare il Sahara. È partito il lunedì ed è arrivato il venerdì a Gaberoun, in Libia, dove si è fermato per mezza giornata per poi proseguire con lo stesso trafficante fino a Sabha, sempre in Libia.

Andrew è rimasto a Sabha per tre settimane con uno zio che aveva un hotel lì. È stato nella casa di suo zio, ma non si è spinto fuori per via dei “giovani ragazzini” che l’avrebbero cercato.

I ragazzi hanno attaccato comunque, quando sono arrivati sparando durante una rapina. Due persone sono state uccise da due colpi di pistola e due ferite, tra le quali la moglie di suo zio.

Ha lasciato Sabha, poi ha viaggiato per 24 ore fino a Brak, restando nascosto nell’automobile. È partito per Bani Waled, dove è rimasto per 4 giorni in una struttura con più di 800 persone. Ha passato due giorni interi senza cibo e bevendo acqua salata dal rubinetto. Tutti stavano male, ha detto, compreso lui.

“Molte persone hanno perso la vita [in questo viaggio]. Non è sicuro,” ha detto Andrew.

Da Bani Waled è andato a Tripoli, dove è rimasto per due mesi in un edificio a due piani con altre 45 persone. Usciva, ma doveva stare attento. Teneva sempre a mente che là fuori qualcuno poteva rapirlo, quindi non stava mai fuori per più di 10 minuti. I ragazzini erano la minaccia più grande.

C’era un mercato a 2/3 minuti a piedi dalla casa, quindi comprava lì del cibo e dell’acqua prima di rientrare nell’abitazione. Alcuni tra quelli con cui viveva sono stati rapiti. Altri sono stati arrestati dalla polizia. Anche Andrew è stato arrestato, ed è stato in prigione per qualche settimana prima di potersi permettere di pagare per la sua scarcerazione.

Un suo amico è scomparso a Tripoli. Il suo nome era Gostan e anche lui era nigeriano.

Andrew è partito per avvicinarsi al mare, a Tyre, sul lungomare a Sabratha. È rimasto lì per 3 mesi. Si è spinto in mare sul “lapalapa,” un gommone, con 115 persone, ma alcuni ragazzini hanno sparato al natante ed è affondato.

Quando è arrivato a riva, le donne a bordo sono state stuprate. Ai restanti del gruppo hanno sparato, o li hanno picchiati. Andrew è corso via, trovando un uomo che pensava potesse ospitarlo, ma invece l’ha fatto arrestare. È stato portato in prigione.

 

In prigione è stato torturato ogni giorno per una settimana e 4 giorni, la durata totale della sua prigionia. Hanno usato anche la corrente elettrica. Gli hanno fatto patire la fame, gli veniva dato un pezzo di pane al giorno, alla sera.

Ha chiamato il trafficante, quello che l’aveva aiutato a partire sul gommone, ma non è servito a  niente. Alla fine ha chiamato la sua famiglia perché pagassero il riscatto per liberarlo. 1000 dinari libici.

Andrew è poi tornato a Sabratha, nella spiaggia di Tyre, e ci è rimasto per un mese e tre settimane insieme a circa 300-400 persone. È dovuto scappare dal trafficante che l’aveva inizialmente aiutato a partire dalla Libia perché voleva venderlo come schiavo.

Dormiva all’aperto, a volte su un pezzo di materasso di spugna, e mangiava pane, riso e a volte un po’ di salmone in scatola che comprava in un piccolo mercato della città costiera.

Il 20 ottobre 2016 Andrew ha attraversato il Mediterraneo su un gommone con altre 135 persone, comprese parecchie donne, tre delle quali erano incinte, 7 bambini e 2 neonati. Erano le 4 o le 5 del mattino quando il “lapalapa” si è staccato dalle coste libiche.

È rimasto in mare per 5 ore prima di essere salvato da un’operazione di soccorso tedesca. È rimasto a bordo di questa imbarcazione per una notte prima di essere trasferito alla Guardia Costiera. Tutti quelli che erano sulla sua stessa barca, sono sopravvissuti. È arrivato a Catania, Sicilia, il 24 ottobre 2016.

Andrew è un essere umano straordinario.

Traduzione: GD

La quantità di pane che veniva offerta ad Andrew ogni giorno in prigione. ©Pamela Kerpius

La quantità di pane che veniva offerta ad Andrew ogni giorno in prigione. ©Pamela Kerpius/Migrants of the Mediterranean

 

 

Ascolta l’episodio su Andrew nel
podcast Open Encounters (inglese)